Nell’ultimo mio intervento ci eravamo lasciati con una situazione in stratosfera che prometteva bene, anzi molto bene. Due poderosi riscaldamenti avrebbero, dapprima spostato il ramo canadese del Vortice Polare, nostra eterna croce, per poi annientarlo svuotandolo di tutta la vorticità ed i bassi geopotenziali accumulati in questi due sciagurati mesi invernali. Ciò si è verificato ed è ben visibile in queste due immagini, la prima è come si presentava il VP a 10 Hpa (31 km di altezza) il 4 febbraio scorso:

Il “Canadese” (lettera B) era ancora esteso e molto profondo, come da legenda a lato con i colori blu-azzurro, mentre sulla Siberia appariva il primo riscaldamento, lettera A colori rosso-arancio. Dopo 22 giorni e due maestosi riscaldamenti, il VP stratosferico l’altro ieri si presentava cosi:

 

 

 
Nulla è praticamente rimasto del ramo canadese che non solo risulta spostato verso l’oceano Pacifico ma i bassi geopotenziali che lo caratterizzavano non ci sono più (i colori predominanti ora sono rosso-arancione). Vi faccio notare una cosa importantissima, che è la vera caratteristica di quel fenomeno che è conosciuto come Stratwarming; nella prima immagine, in basso a destra c’è una scritta U60N che rappresenta la velocità del vento in alta stratosfera a 60° di altitudine nord, essa era di 44 m/s, la scritta è in nero per evidenziare che il vento spirava da ovest verso est come fa sempre seguendo il senso di rotazione del nostro pianeta. Nella seconda immagine la scritta è in rosso ed indica -22 m/s, ovviamente una velocità non può essere negativa difatti quel segno meno sta ad indicare che il vento spira a 22 m/s ma in direzione contraria al senso di rotazione terrestre, cioè da est verso ovest. L’inversione dei venti zonali in Stratosfera è appunto la caratteristica principale di uno Stratwarming. Detto questo voi mi direte: ma che c’entra quello che succede a 31 km con noi che siamo in basso? C’entra eccome! Innanzitutto perché quello che avviene in stratosfera è sempre figlio di quello che avviene in basso e perché  se c’è quello che tecnicamente si chiama “coupling“ (accoppiamento in italiano), si ha in pochi giorni una trasmissione a tutta la colonna del Vortice Polare fino ad arrivare al suolo. Tutto il mondo che ruota intorno alla meteorologia è stato in attesa proprio per verificare che ci fosse accoppiamento tra la stratosfera e la troposfera, oggi si può sciogliere la prognosi e si può dire che il coupling c’è. Se ne sono cominciati ad accorgere anche i modelli matematici che da più emissioni disegnano l’estensione di un poderoso anticiclone, che, dalle Azzorre arriverà fino al polo nord. Questo di conseguenza favorirà la discesa di aria molto fredda dalle remote regioni polari e siberiane fin verso l’Europa occidentale, Italia compresa. A tal proposito vi mostro l’ultima l’emissione di oggi 22/02/2018  del modello europeo Ecmwf . Ecco l’anticiclone che dall’ Atlantico si spinge verso nord
 
 

 

In questo modo richiamerà aria molto fredda che dalla siberia scivolerà fin verso il mediterraneo e la nostra penisola:

 
 
 
Quindi al momento possiamo dire con moderata certezza che una fase fredda colpirà la nostra penisola a partire dal prossimo fine settimana. Per vedere quanto durerà e quali saranno gli effetti a livello di precipitazioni nevose sulle nostre zone, dovremo attendere ancora qualche giorno e pertanto vi invito a seguire sempre gli aggiornamenti su www.meteoaquilano.it.

 

 Pasquale Contento

22.02.2018