Quante volte leggiamo sui quotidiani, o sentiamo in tv frasi del tipo: “In arrivo l’estate più calda degli ultimi cinquant’anni”, oppure “Si annuncia l’inverno più nevoso dell’ultimo decennio”. Ormai i titoli giornalistici in ambito meteorologico, vanno oltre l’immaginazione, e purtroppo recano non pochi disagi agli addetti ai lavori ed ai semplici appassionati che curano la materia con amore, passione e dedizione.

Partiamo da alcuni concetti tanto semplici ma troppo spesso erroneamente confusi tra loro: previsione, tendenza e proiezione.

La previsione è da considerarsi tale, in quanto entra molto in dettaglio sul tipo di tempo che verrà a verificarsi in un determinato ambito territoriale, ma soprattutto in un certo range temporale. Solitamente una previsione può spingersi con discreta affidabilità fino ai tre giorni, occasionalmente anche a cinque, ma oltre tale soglia è bene essere prudenti. Questo perché, se fino a tre giorni, (occasionalmente cinque) si riesce ad entrare molto nel dettaglio, dopo tale termine, si entra in un campo minato in cui è facile incappare in errori macroscopici. Infatti, nel breve termine, una previsione ha un “tasso di successo” pari circa al 90% ad un giorno, a tre giorni si scende all’ 80% ed a 5/6 giorni si arriva al 70%; oltre tale spazio temporale, si scende alle soglie del 50% che corrisponde ad affidarsi al lancio di una monetina scegliendo tra testa o croce. Potete immaginare a cosa si vada incontro volendo spingersi a sette o più giorni. E’ doveroso però fare una piccola distinzione. Infatti esistono particolari configurazioni bariche che concedono maggiori certezze anche a più giorni di distanza. Un esempio classico per il territorio italiano, è rappresentato da una robusta alta pressione di blocco che abbraccia il Mediterraneo e l’Europa centrale; questa figura barica che garantisce tempo stabile, spesso ha una vita media che va oltre i cinque giorni, soprattutto se supportata da due azioni di blocco ad ovest e ad est di essa, rappresentate da saccature stazionarie, che vanno a configurare quello che in gergo viene chiamato “Blocco ad Omega”. Si tratta però di una situazione, sulle infinite combinazioni possibili. Pertanto possiamo affermare con assoluta certezza, che spingersi oltre i cinque giorni rappresenti un rischio che non conviene correre.

Di seguito un estratto dal sito dell’Aeronautica Militare che riporta in grafico quanto descritto.

Quando però si vuole gettare l’occhio oltre questo limite possiamo parlare di “tendenza previsionale”, con cui si intende una visione d’insieme sulla possibile configurazione barica che verrebbe a crearsi, senza però addentrarsi nei dettagli che potrebbero subire grosse variazioni tra un aggiornamento modellistico e l’altro, pur mantenendo una linea generale abbastanza congrua con le precedenti emissioni. Ad esempio una bassa pressione in ingresso sul Mediterraneo centrale e sull’Italia, resta tale, sia che si posizioni sul Tirreno, sia che entri sull’Adriatico, ma gli effetti termici e pluviometrici sarebbero molto diversi, se non addirittura opposti sullo stretto stivale Italico che, pur essendo un piccolo lembo di terra, ha una configurazione orografica talmente complessa da generare innumerevoli microclimi. La catena Alpina che lavora come un “ombrello” e la dorsale Appenninica a fare da “spartiacque” tra mar Tirreno e mare Adriatico, generano a seconda della posizione assunta dai minimi depressionari, scenari alluvionali da un lato ed ombre pluviometriche dall’altro; come potete immaginare, ciò rende ancora più arduo l’emissione di bollettini anche a soli due o tre giorni, figuriamoci addentrarsi in dettagli oltre le 96 o 120 ore.

Ad esempio, in basso, riporto la situazione effettivamente in atto per oggi 4 settembre 2020, e la relativa tendenza emessa dal medesimo modello (ECMWF, centro di calcolo europeo) una settimana fa. Si nota chiaramente come ad oggi l’Italia si ritrovi sotto la protezione dell’alta pressione, mentre solo sette giorni fa, si valutava l’ipotesi di avere estesa instabilità, condita da frequenti rovesci e temporali, per il coinvolgimento dello stivale da parte di un nocciolo di aria fresca ed instabile.

 

Quando invece si vuole tentare di capire l’andamento medio di un mese, o magari di una stagione, ecco che si entra nel campo delle “proiezioni”. Solitamente questi studi vengono effettuati da importanti centri di calcolo mondiali, o da enti composti da personale qualificato, che impiegano anche anni per affinare gli studi e le ricerche nel campo della fisica dell’atmosfera. Questi studi vengono coadiuvati dall’analisi di enormi mole di dati, che vanno a comporre una serie di indici teleconnettivi, basati anche sulla statistica. Una forma di scienza tanto affascinante quanto complessa e che, nonostante il grande dispiegamento di risorse, ancora evidenzia delle pecche nei risultati finali, in quanto non di rado i risultati forniti da due istituti di pari livello, risultano discordi nel risultato finale. Solitamente queste tendenze a lunghissimo termine, vanno a fornirci in formato grafico, gli scostamenti dalla media di vari parametri, in primo luogo dal punto di vista termico e precipitativo e spesso anche a livello barico. Va da se che se un modello per il mese ‘X’ prevede temperature sopra media e l’altro le preveda sotto media, è chiaro che uno dei due cadrà in errore.  

Sotto viene riportato un estratto dal sito del Consorzio Lamma Toscana, che riassume la proiezione (outlook) inerente le precipitazioni, per il trimestre autunnale 2020, suddiviso per mese. E’ facile notare come i centri di calcolo elencati in azzurro sulla sinistra, abbiano spesso visioni discordanti, andando ad evidenziare anomalie opposte per lo stesso mese (in media, sotto media, sopra media).

 

Fatte quindi queste valutazioni, il punto a cui voglio giungere è molto semplice; quando ad ottobre o magari già a settembre, leggete sui quotidiani, su siti meteo spazzatura, o sui social network, che a ‘Natale nevicherà a Roma’, o a ‘Milano’, piuttosto che ‘un ondata di gelo giungerà dalla Russia’,  c’è solo una cosa da fare: scartare immediatamente dai preferiti i link sotto accusa, non sintonizzarsi più su determinate frequenze, o non acquistare più alcuni quotidiani; o quanto meno evitare di informarsi e leggere questi tipi di argomenti, poiché vengono a crearsi false aspettative, preoccupazioni infondate o peggio ancora controproducenti allarmismi. Affidatevi sempre agli enti ufficiali, a persone competenti, o a chi conosce in maniera approfondita le dinamiche territoriali; non date retta a chi utilizza titoli roboanti generati solo per ottenere visibilità e non per divulgare in maniera corretta questa splendida scienza.

Se siete appassionati, vivete la meteorologia e le previsioni del tempo con il giusto spirito; anche se può sembrare un controsenso, apprezzatene l’imprevedibilità e la naturalezza con cui si susseguono le varie situazioni e fate vostra una frase emblematica dell’illustre meteorologo Rai della rubrica “Che tempo fa”, il compianto Generale Andrea Baroni:  “Le previsioni si chiamano così perché esprimono una probabilità che si verifichi un evento, altrimenti le chiameremmo certezze, le certezze meteorologiche.”

 

Andrea Cucchiarella